Sono passati circa cinque mesi dal mio primo editoriale … Avevo trattato un argomento sicuramente tecnico, ma soprattutto “etico” relativo all’evoluzione della nostra storica professione.
Osservavo come i Commercialisti che intendano svolgere l’attività della revisione legale sono obbligati a porsi diversamente con il Cliente: non è più possibile dare priorità all’instaurazione ed al mantenimento del reciproco rapporto fiduciario, atteso che – facendo la revisione legale dei conti – uno dei principi prioritari da assumere è quello dello “scetticismo professionale” che, per certi versi, è diametralmente opposto al precedente. Ciò porta ad una necessaria “spaccatura” della professione, quantomeno per l’impossibilità di mantenere nei confronti di uno stesso Cliente, entro certi limiti, due incarichi di cui uno sia quello della Revisione Legale dei Conti.
Allargando la riflessione sulla professione del Dottore Commercialista “oggi”, ho dovuto necessariamente porre l’obiettivo sull’attualità del significato di “professione liberale” e di “libera professione”.
Se provate a fare una ricerca su questi due termini, Vi troverete in un bel guazzabuglio in cui – attraverso il trascorrere del tempo e delle culture (dai Romani, al Medio Evo, alla Rivoluzione Francese sino al primo e secondo novecento) – questi due termini hanno assunto significati molto diversi.
Ma se volessimo dare ancora significato pregnante a questi due termini, credo che le due aggettivazioni di “professione” possano essere così definite:
“libera”: professione svolta senza “coercizione ed influenza alcuna, neppure economica” da parte del Committente, in modo che il Professionista possa decidere secondo le proprie convinzioni se accettare o non accettare di svolgere l’incarico;
“liberale”: professione la cui funzione è centrale rispetto alle esigenze, ai bisogni ed alle domande che sorgono dalla società e dall’economia. In tal senso, il riconoscimento e l’autorizzazione dello Stato al suo svolgimento conferma tale centralità attraverso la certificazione delle attitudini professionali e morali dell’esercente la libera professione.
Come appare di tutta evidenza, negli ultimi anni è stata proprio questa ultima caratteristica a venire messa in dubbio sulla base di tesi (peraltro lecite e giustificabili) che tendono a privilegiare prioritariamente lo sviluppo della concorrenza con il motto “miglior risultato con il minor prezzo” con la convinzione di poter ripulire il mercato dalle imprese meno efficienti e, come tali, nocive per i consumatori.
Mi pare tuttavia che, anche con questa voglia di “efficientismo”, di “specializzazioni”, di “innovazione”, il mondo non stia migliorando e che stiano sorgendo nuovi problemi forse ben più gravi ed importanti del miglioramento della concorrenza e della serenità del consumatore o, peggio, della rottamazione ad ogni costo delle vecchie teorie: lo so, è un argomento vecchio come il mondo.
Però mi permetto soltanto, in conclusione della mie riflessioni, di cercare di ricordare quantomeno cosa significhi “essere liberale”.
In questi giorni, mi è capitato di leggere un libro intitolato “IDEARIO” che raccoglie moltissimi pensieri di Giuseppe Prezzolini. Fra i suoi tanti arguti cammei, mi sono sentito di condividerne uno con Voi e che risale al mio anno di nascita (il 1952) anche nella speranza che venga letto da chi è nato molti anni dopo e che sta ora ricoprendo ruoli ed incarichi di rilievo nella nostra società e che possa servirgli quale spunto di riflessione.
9 dicembre 2018
Guido Aghem
“Liberali.
Io sono un liberale , ma storico: ossia riconosco che di liberali non ce ne son stati che pochi nel mondo, e che oggi poi stanno scomparendo addirittura in tutte le parti del mondo dove ce n’eran stati , senza dir di quelle parti del mondo dove non ci sono mai stati, e che hanno vissuto lo stesso senza liberalismo.
Sono un liberale perché mi piace rendermi conto delle cose, ragionarci sopra, sentir quel che dicon coloro che non la pensano come me, e tanto liberale che alle volte, anzi il più delle volte, a sentir un’obiezione mi domando subito: “ma forse ha ragione lui e torto io”; e questo è proprio il segno del liberalismo, e anche la spiegazione del perché di liberali che abbian vissuto ce ne sono stati pochi e se ne trovin sempre di meno in questo mondo che è fatto di affermazioni e di ostinazioni. E non ho mai negato a nessuno il diritto di contraddirmi, ma quando mi dico liberale, mi par di sentirmi un dinosauro dentro la vetrina di un museo.” (Giuseppe Prezzolini, 1952).